
Semplificazione
del linguaggio, contrazione del pensiero, messaggio veloce plana e rimbalza
appena, incapace di scalfire la scatola cranica, pallottola a salve che esplode
in rumore sensazionale, eclatante e magnifico vuoto di parole vuote, insignificante
capolavoro di brevità per decodificazioni di massa, studiato dai geni venditori
di falsi bisogni, demoni allevati nelle scuole della civiltà dei consumi,
addestrati a vendere stuprando il sacro gesto della scrittura. Genocidi delle
narrazioni complesse, sguinzagliati dai loro padroni avidi sono cani feroci,
ringhiano divorando aggettivi, periodi lunghi, espressioni desuete, mostrano i
denti al pensiero di mezzo, quello ambiguo per natura quando è critico e dunque
non schierato in opposte fazioni. I guardiani della rivoluzione del pensiero
involuto, divorano la complessità e bastonano il reietto dell’approfondimento
facendone un pària nella comunità delle certezze conflittuali granitiche e in
perpetua guerra nei campi di battaglia virtuali, dove il sangue scorre a fumi,
ma solo dietro gli schermi ricolmi di impronte digitali, che se ci fosse un
giusto, un investigatore novecentesco incorrotto dalla nostra contemporaneità, arresterebbe
tutti in quanto correi di aver digitato in questo inferno lasciando tracce sul
luogo del delitto. A terra resta il cadavere dell’ultimo pensiero complesso
dentro il corpo morto di colui che prima di morire disse: “non mi sono ancora
fatto una opinione perché è troppo complicato”.
Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg.
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