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IL CORAGGIO DI AMARE

  Ho fatto una cosa coraggiosa l’altro giorno l’ho fatto per amore l’ho fatto rischiando molto dolore come chi va all’ultimo assalto come un grande balzo dall’alto. Ho fatto una cosa coraggiosa l’altro giorno l’ho fatto per vincere la paura l’ho fatto per abbattere le mura barriere dal mio trauma create prigioni dalla mia mente pensate. Ho fatto una cosa coraggiosa l’altro giorno l’ho fatto per vedere la donna che amo l’ho fatto per provare che ancora “siamo” come chi entra in una casa piena di fuoco schivando le fiamme per salvare l’ultimo gioco. Ho fatto una cosa coraggiosa l’altro giorno l’ho fatto per affrontare la nostalgia  l’ho fatto per ritrovare tutta quella magia nella scatola dei ricordi sono entrato   e il mio unico amore mi ha abbracciato. Ho fatto una cosa coraggiosa l’altro giorno sempre sperando nel sogno di un felice ritorno illuso forse da una vana speranza eppure ho visto ancora l’amore che danza.  Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg
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FERMO AD OCCHI CHIUSI

E nella solitudine più profonda abbraccio il mio dolore, chiudo gli occhi e resto fermo e danzo con la mia buia ombra di sconfitta. E nel silenzio del mondo che non sa, chiudo gli occhi e resto fermo e parlo con la mia vita sospesa come si fa quando si consola un bambino ammalato. E nel mio essere così disarmato dall'antica boria delle certezze quando tutto vacilla, chiudo gli occhi e resto fermo e bacio la mia sofferenza per quietarla. E nel mio stare nel momento della caduta a respirare polvere, chiudo gli occhi e resto fermo e accolgo la signora umiltà che è tornata a cercarmi. E nel mio camminare sul filo dell'incerto destino, chiudo gli occhi e resto fermo e cerco di ricordare l'equilibrio per non precipitare nel vuoto. É nel mio cuore che entro stando fermo e solo ad occhi chiusi, faccio l'amore con me stesso e mi perdono ancora una volta. Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg.

VOGLIO SCRIVERE JAZZ

  Voglio scrivere lettere scagliate nel cielo oltre le nuvole come note volanti e aliene di un religioso Coltrane in A Love Supreme e di ogni riga farne una preghiera e di ogni frase blasfemia. E che giungano fino a Dio le mie liriche come un coltello affilato trafigge l'anima al ritmo di un doloroso e lento assolo dell'ultimo Chet, sdentato e moribondo col soffio sputato nel tubo d'ottone per dire a tutti: "io suono dall'inferno ma le mie note vanno dritte in paradiso!". Voglio scrivere poesie incendiarie come le note bebop di Charlie Parker sparate a tutta velocità su per acuti chiari e giù per suoni scuri e che le mie frasi siano come un glissato da non capirci più niente per coglierne solo l'emozione del tutto e il senso del nulla. Voglio scrivere frasi ipnotiche da poterne fare un mantra per chi vuole meditare oppure un canto ribelle per chi vuole spaccare tutto come note create dalle dita di Mingus sul suo contrabasso ricoverato nell'ospedale psi

LETTERA

Della tua lettera ne ho fatto mille coriandoli mentre il cielo piangeva a dirotto e io pure. Le tue parole le ho sminuzzate in tanti piccoli pezzi di un cadavere vivisezionato, strappando i fogli e amputando ogni frase così da lasciarne solo tessere di un mosaico distrutto. Sotto la pioggia battente li ho lanciati in aria quei coriandoli di lettere, e quelle frasi a pezzetti sono subito cadute giù, appesantite dall'acqua e precipitate dal peso del loro stesso significato di un mortale finale. Giacevano sul suolo di una strada sporca come una mancata promessa. Giacevano sull'asfalto come un cadavere che non ascolterà "alzati e cammina", perché non c'è un miracolo nei paraggi: il miracolo era l'amore ucciso da una pallottola vagante sparata da un destino ubriaco. Giaceva sulla pozzanghera fangosa il tragico delirio e io con esso, morto e dissolto nel finale macabro di una storia dalle mille promesse e consumata dal morbo della follia: implacabile distruttrice di

E SUONERO'

  e suonerò scale dissonanti su accordi assurdi com'è la mia vita  sempre sospeso tra il disastro e la catastrofe  con in mezzo l'illusione della quiete che non si fa mai armonia e suonerò melodie struggenti su accordi minori com'è la mia vita sempre lì dentro a spasso nella melanconia   con in mezzo qualche scampolo di utopia e suonerò come voglio io anche se è tutto sbagliato com'è la mia vita sempre di corsa da un errore a un altro   con in mezzo qualche miraggio di scelta giusta e suonerò insultando le triadi maggiori  voglio un bemolle sulla terza  voglio di più una settima almeno voglio di più e non mi accontento una nona per godere perché è la mia vita e voglio abbracciare l'impossibile anche se mi ucciderà e suonerò forse un accordo di settima  ma voglio almeno una quarta eccedente per sentire la nostalgia  ma voglio almeno un po' di blues per urlare tutto il mio dolore perché è la mia vita e voglio inseguire il sogno anche se resta solo un sogno. Copyri

specchio d'acqua

 

il corpo nell'acqua

 

artigli

 

fiore in amore

 

anatra selvatica

 

COMPRATO.

  Ti hanno comprato come compri i bisogni. Ti hanno comprato come rinunci ai tuoi sogni.

strutture balneari fuori stagione

 

volo di coppia

 

riquadri di piante

 

bianco

 

fiore di lago

 

LA FOSSA: cronaca di un viaggio in metro di un disadattato.

La scala mobile continua a scendere nelle viscere di fango, sabbia, pietre, topi, fogne, tubi, cavi, ossa e vermi ciechi divoratori di carcasse interrate.  Entro nel treno, trovo uno spazio dove proteggermi dagli altri, e come sempre la sensazione di un tempo rallentato rispetto a quello che scorre in superficie mi percuote le sinapsi.  Devo ancora riavermi dai tormenti della notte insonne, colma di incubi alternati a sogni di una vita migliore, e così stordito e privo di lucidità sono costretto a stare in questo budello scavato nelle profondità terrestri. Devo ancora tornare in me dalla tortura di una notte agitata, piena di risvegli e affanni, e così annichilito e scosso, incredibile a dirsi, sono forzato addirittura a viaggiare dentro questo intestino urbano, a bordo di un treno così vecchio da sembrare una scatola di ferro sferragliante di ruote rotolanti montate a caso da un maldestro saldatore.   Così messo, come se non bastasse già la pena di dover stare sotto terra come i topi

paternità

Nelle pieghe del mio inconscio un foglio accartocciato stava, il disegno del tuo amore lentamente si formava. Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg.

mani

 

la goccia

 

LA RISPOSTA É IL TEMPO!

I capi dell'azienda mi convocano nella sala specchiata, quella riservata agli incontri più importanti del cerimoniale societario.   La segretaria del “cerchio magico”, quella che non rivolge neanche una parola a noi umili impiegati, presa com’è tutto il giorno fino a tarda sera, a servire con efficienza teutonica unita ad una bellezza austera il nostro capo dei capi, viene addirittura a prendermi fin dentro al mio cubicolo di vetro pieno di miei simili che, trasecolando con sguardo ebete, assistono impietriti all’inaudita scena.  Resto per qualche secondo a cercare negli occhi dei miei colleghi un po’ di “sconforto”, perché già so che non troverei conforto nelle loro pupille vitree, e finalmente riesco a stringere la mano della “dama d’onore” della nostra aristocrazia, alzandomi faticosamente dalla mia seduta che scivola indietro con rumore di rotelle usurate. Non appena sono di fronte al suo pregiato tailleur, si volta con uno scatto nervoso e fulmineo dandomi la schiena, e inizia

a pelo d'acqua

 

lo sguardo nel mare

 

farfalla su mollette

 

GLI ULIVI DEL SALENTO

Arrampicati su un tappeto di zolle rosse bollenti, non un avvallamento sulla terra più piatta del mondo. Costretti in file lunghe fino al sole e al mare, gli ulivi ribelli sfidano la simmetria dell'uomo. I tronchi contorti nell'ultima posa beffarda, l'avvitamento di ballerini lignei in volo. Copyright © scritto e fotografato da "martinedenbg"

raggomitolato

 

LA GITA AL PARCO CITTADINO

L'erba generosa del parco cittadino, ferma in mezzo al mare di cemento come macchia di abbagliante verde, nel tetro grigio oceano d'infinito asfalto. Onde di palazzi alte e possenti, si stagliano paurose sull'orizzonte cieco e piccole barche sfidano il periglioso spazio, per un approdo negli alberi e il canto degli uccelli. I padri lanciano l'ancora come naufraghi alla deriva urlando: «terra!».  Le madri tengono stretta al petto la fragile prole e tutto quel tempo trascorso nell'artificio umano, svanisce al primo passo tra i colorati fiori. Il lavoro che è il padre, la produzione che è il figlio e il consumo che è lo spirito santo. Il mantra ora appena riecheggia nelle menti dei fuggitivi, così subitaneamente immersi nel bucolico sentore. L'unica santissima trinità sopravvissuta ai tempi, sparisce al primo iconoclasta scricchiolar di foglia, sotto il piede entusiasta del bambino al primo salto urlante. Così passa la giornata tra giochi, cibo e profumi di arbusti

mare oscuro

 

IL RISVEGLIO KAFKIANO

Alla fine della notte, il lucore dell’alba mi spinge dal sonno alla veglia e dal letto cado giù sul pavimento.  Il mio corpo ancora spiegazzato dalla sindone dell’oscurità, si trascina verso il lavacro mattutino.  L’acqua fredda sulle mie rughe in viso è come ghiaccio gettato in un incendio. L’oblio dei pensieri nascosti nelle insondabili valli oniriche, lentamente scompare e le paure, di colpo ritrovate, cadono come bombe sul mio cervello ancora stordito.   Il viaggio mentale dell’inconscio dormire scompare e “Sua Maestà Signora Coscienza”, feroce nella sua ubiquità, ristabilisce il dominio. L’amnesia sognante del non aver saputo più nulla di me per qualche ora svanisce, anche se solo per un attimo, e al primo sussulto del risveglio mi domando in quali delle tante vite che ho vissuto sono.  Il riposo tormentato lascia posto al tormento dell’uscire, e nel giro di un’ora appena passo dalla privazione sensoriale della solitudine dormiente alla folla dei miei simili. Sono tutti intenti ad

l'altalena sul mare

 

la finestra rossa

 

IL FELICE AGGUATO

Illuminata da fioche luci la vita divenne claustrofobica. C osì si vive quando ti basta restare in vita,  cosi si vive quando cerchi solo la notte. Circondata da pareti di sdegno la vita divenne una strada obbligata. C osì si vive quando ti serve di arrivare al prossimo respiro, c osì si vive quando ti devi inventare ogni volta un motivo. Blindata in una scatola di legno la vita divenne una storia senza storia. C osì si vive quando i piedi calpestano e non camminano,  così si vive quando le mani toccano e non accarezzano. Impermeabile ad ogni gioia la vita divenne un ghigno. C osì si vive quando continui a calpestare il suolo del disincanto,  così si vive quando procedi solo verso il prossimo inciampo. Eppure basterebbe camminare all'indietro,  guardando l'abisso allontanarsi e  ritrovando la follia del bambino che prende le scale mobili al contrario. Basterebbe solo far andare i piedi dove non abita lo sguardo,  andando incontro ad un abbraccio  che ti coglierà alle spalle,  c

il viaggio immaginato

 

ANIMA DI VETRO

Avevo un'anima di vetro e questo lo sapevo,  fragile e trasparente,  dovevo stare attento.  Avevo un'anima che mi scaldava il cuore,  come una lente sotto il raggio del sole,  bruciavo d'amore senza ignifughe certezze. Avevo un'anima che ci si poteva guadare attraverso,  sempre in bilico tra sentieri scoscesi,  osando arrivare in cima alla montagna della sincerità. Avevo un'anima che i poveri ci dormivano dentro,  riparandosi sotto un tetto di verità dalla pioggia del comune disprezzo,  tutti dentro di me a guardare le stelle  come dai vetri delle finestre d'inverno, Avevo un'anima di vetro e  questo lo sapevo, f ragile e trasparente e  dovevo stare attento ma qualcuno ci ha  scagliato un sasso, e la mia anima si è infranta,  urlando di dolore è uscita dal petto.  Avevo un anima di vetro e l 'ho vista cadere in mezzo a un prato incolto,  dove ormai non cresce più niente. Copyright © scritto e fotografato da "martinedenbg".

planando sull'acqua

 

LA GRANDE GUERRA

Volle affrontare il più grande dolore,  il lutto più straziante  quello della persona morta e ancora in vita.  Volle combattere i mille fantasmi che l’accerchiarono,  torturatori impalpabili,  sadici incorporei che da quel giorno affollarono la sua mente. Volle strenuamente resistere all’odio,  al cieco furore e  alla rabbia pura. Volle perfino negare l’atavico istinto a restituire il dolore,  il primordiale richiamo ad affogare l’offesa nel sangue,  ad impregnare di lacrime dell’usurpatore la terra che fu costretto a lasciare. Volle sposare il perdono  perché tutta la vita si era preparato a chinare il capo di fronte al suo carnefice,  perché per giorni, mesi, anni aveva studiato alla scuola della pietà. Volle in quel modo mantenersi integro,  lasciarsi intatto e  fare l’amore con la vita fecondando il cielo.  Volle soprattutto continuare a divenire migliore,  ad alimentarsi di quell’estrema sofferenza per innalzare il suo spirito e  a cibarsi di ogni singolo atomo di dolore senza alc

rami nella nebbia

 

TUTTO E' ACCADUTO IMPROVVISAMENTE

Tutto è accaduto improvvisamente,  giocavo per strada insieme agli altri bambini e  i nostri giochi eravamo noi. T utto è accaduto velocemente,  scrivevo lettere d’amore sulla carta decorata, e  le mie parole restavano a dormire nel cassetto di una ragazzina. T utto è accaduto inesorabilmente, p ensavo di studiare solo per passione e  il sapere scaldava la mia anima. T utto è accaduto irreversibilmente,  m’innamoravo ed era per sempre e  senza paura donavo il mio cuore. T utto è accaduto non riesco a ricordare in quanto tempo,  giuro,  ho mollato solo per un attimo,  mi sono steso a terra ho fatto  qualche respiro profondo con gli occhi chiusi. P oi, dopo un minuto, ma devono essere passati anni,  ho guardato in alto e ho visto la resa:  bandiere bianche alle finestre e  i rossi drappi giacciono in cantina! Copyright © scritto e fotografato da "martinedenbg".

pietà a mano armata

 

UNA POESIA SUGLI ACCENTI: IL PERDONO

Il perdono è una cosa seria, molti si perdono nel rancore e per dono vorrei una carezza dalla tua mano ferita. Il perdono è la vera sfida, tutti perdono tempo a scappare e per dono vorrei gambe veloci per corrervi dietro. Il perdono è un macigno quando non c’è, alcuni perdono il senno schiacciati lì sotto e per dono vorrei la forza per sollevare quel peso. Il perdono è un balzo nel nulla, tanti corpi che perdono quota e per dono vi farei spuntare le ali. Ma io chiedo perdono, perché non perdono, e così perdono tutti, finché non riceverò quel dono: il perdono! Copyright © scritto e fotografato da "martiendenbg".

la sposa sorvegliata

 

fermo

 

LIQUIDI

Vieni concepito da liquidi e in un liquido ti formi. Annuncia la nascita uno scroscio liquido e liquido è il primo nutrimento. Dalla pioggia fuggi ma non se stai bruciando d'amore, al primo bacio in un giorno di burrasca non cercherai riparo. Copyright © scritto e fotografato da "martinedenbg".

VOLEVO ESSERE SOLO UN UOMO

V olevo essere solo un uomo,  sono il lupo della steppa nell'inverno più lungo di sempre. Vo levo essere solo un uomo,  sono gli occhi di bestia che vedono nel buio di una notte senza luna. V olevo essere solo un uomo,  sono zampe sanguinanti che avanzano tra i rovi. V olevo essere solo un uomo,  sono il mio affanno che sale nel freddo verso il cielo in una nuvola bianca. V olevo essere solo un uomo,  sono l'odore delle case degli uomini che mi respinge ai bordi del villaggio. V olevo essere solo un uomo,  sono istinto di sopravvivenza e denti marci. V olevo essere solo un uomo,  sparisco nella notte stellata,  correndo verso la mia tana  come uno spettro che un bambino ha immaginato di vedere. Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg.

CARO FUTURO (lettera al futuro scritta ai tempi del lockdown - marzo 2020)

Caro FUTURO,  ho lo sguardo triste lo so.  Del resto non ho dovuto fare un grande sforzo per dipingere i miei occhi di malinconia.  Metto la mascherina e divento triste, come per un riflesso pavloviano, una sorta di interruttore emozionale che cambia il mio sguardo.  Scrivo a te, Signor FUTURO, e il presente non me ne vorrà, proprio perché non è la morte, il contagio o la possibilità di ammalarmi a rendermi così triste. Tutto ciò attiene al mondo della "paura" e non della "tristezza", vive nel presente e non nell'immaginazione di quello che verrà.  D'altra parte la paura è un'emozione primaria utile a difenderci, necessaria dalla notte dei tempi per arrivare qui, oggi, vivi e con la stessa pulsione biologica ad assicurare di generazione in generazione la nostra sopravvivenza.  La tristezza, invece, è tutta un'altra storia caro Signor FUTURO. Tu lo sai vero? Domanda retorica la mia, certo che lo sai bene.  Spesso la tristezza può arrivare anche dal pa

VANA ILLUSIONE

Il nemico più pericoloso appare nella mente: la gratificazione, l'accomodarsi soddisfatti accanto ad un respiro che non hai scelto. L'assassino più feroce comincia a sussurrare: la serenità di aver fatto tutto bene, il plauso della tradizione. L'orrore quotidiano del compromesso è un assedio che ti culla: la pacca sulla spalla del padrone che hai servito, stare al sicuro. L'anestetico scorre nelle vene: la cella che ti sei comprato, catene di debito. Il veleno instillato goccia a goccia: la prigione dove hai lavorato, se ubbidisci niente isolamento. Il sedativo andirivieni da una gabbia all’altra: dal catechismo hai imparato solo l’ipocrisia e non hai più pietà all’ingrigire dei capelli. La progenie di anima pura che hai generato, per spargere nel mondo cloni migliori: vana illusione perché il mondo non l'hai cambiato! Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg.