Della tua lettera ne ho fatto mille coriandoli mentre il cielo piangeva a dirotto e io pure.
Le tue parole le ho sminuzzate in tanti piccoli pezzi di un cadavere vivisezionato, strappando i fogli e amputando ogni frase così da lasciarne solo tessere di un mosaico distrutto.
Sotto la pioggia battente li ho lanciati in aria quei coriandoli di lettere, e quelle frasi a pezzetti sono subito cadute giù, appesantite dall'acqua e precipitate dal peso del loro stesso significato di un mortale finale.
Giacevano sul suolo di una strada sporca come una mancata promessa.
Giacevano sull'asfalto come un cadavere che non ascolterà "alzati e cammina", perché non c'è un miracolo nei paraggi: il miracolo era l'amore ucciso da una pallottola vagante sparata da un destino ubriaco.
Giaceva sulla pozzanghera fangosa il tragico delirio e io con esso, morto e dissolto nel finale macabro di una storia dalle mille promesse e consumata dal morbo della follia: implacabile distruttrice di amori!
Così stavo, steso a guardare la pioggia che inondava il mio viso e quasi svenuto dal dolore e ormai tramortito dalla certezza della fine.
Così stavo, tenendo tra le mani pezzi di lettera bagnati e nessuno a darmi una carezza, perché colui che è abbandonato dall'amore non trova che il vuoto intorno, come se il suo male fosse oggetto di scherno e portatore di vergogna.
Così me ne stavo mentre pensavo a quanto avevo tenuto all'amore, alla mia incrollabile fede nel sentimento, ad ogni mio tentativo di crederci ancora per rendere tutto eterno.
Così me ne stavo a pensare con la schiena nel fango al mio cuore che batteva, e batteva e batteva ancora ad onta del dolore fatto carta e testamento.
A un certo punto mi accorsi che il cielo non piangeva più e uno squarcio si aprì all'improvviso tra le nuvole mostrandomi la volta celeste bella come la speranza.
Giuro che in quel momento vidi Dio che benediva il mio cuore.
Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg.
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