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Visualizzazione dei post da novembre, 2023

fiore in amore

 

anatra selvatica

 

COMPRATO.

  Ti hanno comprato come compri i bisogni. Ti hanno comprato come rinunci ai tuoi sogni.

strutture balneari fuori stagione

 

volo di coppia

 

riquadri di piante

 

bianco

 

fiore di lago

 

LA FOSSA: cronaca di un viaggio in metro di un disadattato.

La scala mobile continua a scendere nelle viscere di fango, sabbia, pietre, topi, fogne, tubi, cavi, ossa e vermi ciechi divoratori di carcasse interrate.  Entro nel treno, trovo uno spazio dove proteggermi dagli altri, e come sempre la sensazione di un tempo rallentato rispetto a quello che scorre in superficie mi percuote le sinapsi.  Devo ancora riavermi dai tormenti della notte insonne, colma di incubi alternati a sogni di una vita migliore, e così stordito e privo di lucidità sono costretto a stare in questo budello scavato nelle profondità terrestri. Devo ancora tornare in me dalla tortura di una notte agitata, piena di risvegli e affanni, e così annichilito e scosso, incredibile a dirsi, sono forzato addirittura a viaggiare dentro questo intestino urbano, a bordo di un treno così vecchio da sembrare una scatola di ferro sferragliante di ruote rotolanti montate a caso da un maldestro saldatore.   Così messo, come se non bastasse già la pena di dover stare sotto terra come i topi

paternità

Nelle pieghe del mio inconscio un foglio accartocciato stava, il disegno del tuo amore lentamente si formava. Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg.

mani

 

la goccia

 

LA RISPOSTA É IL TEMPO!

I capi dell'azienda mi convocano nella sala specchiata, quella riservata agli incontri più importanti del cerimoniale societario.   La segretaria del “cerchio magico”, quella che non rivolge neanche una parola a noi umili impiegati, presa com’è tutto il giorno fino a tarda sera, a servire con efficienza teutonica unita ad una bellezza austera il nostro capo dei capi, viene addirittura a prendermi fin dentro al mio cubicolo di vetro pieno di miei simili che, trasecolando con sguardo ebete, assistono impietriti all’inaudita scena.  Resto per qualche secondo a cercare negli occhi dei miei colleghi un po’ di “sconforto”, perché già so che non troverei conforto nelle loro pupille vitree, e finalmente riesco a stringere la mano della “dama d’onore” della nostra aristocrazia, alzandomi faticosamente dalla mia seduta che scivola indietro con rumore di rotelle usurate. Non appena sono di fronte al suo pregiato tailleur, si volta con uno scatto nervoso e fulmineo dandomi la schiena, e inizia

a pelo d'acqua