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LA CELLA

Schiavi senza rumore di metallo trascinato, attaccano l'anima ogni giorno al bip bip di una striscia nera magnetica. Suona la cella che chiamano lavoro, suona la cella che chiamano libertà. Figli di operai e di artigiani, nipoti di contadini, lontani discendenti di oppressi sporchi di terra e sterco bovino, marciano nella cella che chiamano lavoro, marciano nella cella che chiamano libertà. Figli di uomini e donne che indossavano l'orgoglio dell'origine, nipoti di gente china sulla fatica sotto il peso della minaccia, pronipoti di servi ubbidienti ma con la scintilla del disprezzo negli occhi, elemosinano nella cella che chiamano lavoro, vagano sperduti nella cella che chiamano libertà. Non un solo lamento di quegli avi sveglia il loro incedere, non una scintilla di odio illumina i loro occhi, non una sola lacrima li rende umani, non un’eco lontana delle urla della fame scuote la loro ipnosi. Laboriosi saltellano nella cella che chiamano lavoro, felici e inebetiti dormono nella cella che chiamano libertà.

 Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg.

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Lampioni

 

ORIZZONTE ASSASSINATO

  Orizzonte assassinato non c’è più muore il sacro la ricerca di Dio s’infrange su miliardi di muri razionali. Orizzonte assassinato non c’è più muore l’impeto della scoperta  la follia dell’esploratore si schianta su mura sorte in mezzo al mare. Orizzonte assassinato non c’è più muore l’ispirazione dei poeti la febbre di scrivere versi si spezza su mura inoculate nei cuori. Orizzonte assassinato non c’è più muore l’idealismo del rivoluzionario la rabbia di cambiare il mondo si abbatte su mura costruite fin dentro le menti. Orizzonte assassinato non c’è più lo sguardo s’infrange sui muri barriere di cemento prigioni di pixel  muore l’immaginazione e con essa l’amore  in questo nuovo mondo di nulla. Orizzonte assassinato e l’umano con lui è morente perché i suoi occhi più non si perdono nel misterioso infinito. Copyright © scritto da martinedenbg

Bastano un paio di ali per non temere il filo spinato.