La folla entra la folla esce, la linea gialla è una barriera invisibile.
La folla sale la folla scende, la gomma della scala
meccanica scorre per sempre.
La folla è ferma la folla si muove, la voce metallica cala
sentenze non si sa da dove.
La folla ondeggia la folla serpeggia, un pazzo urla anatemi.
La folla sussulta la folla guarda nel buio, una luce e un
rumore piccoli diventano grandissimi.
La folla freme la folla ondeggia, la metropolitana arriva
col suo stridore di ferro su ferro.
La folla mi spinge la folla mi trascina, il vagone ci
accoglie come una bara per i sogni.
La folla si schiaccia la folla si assesta, ora sono il pezzo
di un corpo fatto di cento teste.
La folla si trasforma la folla si fa organismo, ora sono una
cellula di un corpo unico.
La folla perde l’equilibrio la folla si appiglia, la frenata
improvvisa mi scuote dal torpore dell’incastro.
La folla si srotola la folla si smonta, le porte si aprono e
pezzi di umani scendono alla fermata.
La folla si apre la folla si separa, entrano altri corpi a
sostituire gli altri.
A quel punto la mia mente si chiede se sono folla o sono
umano.
Guardo il finestrino e non vedo riflessa la mia faccia.
Il treno si ferma nel buio del sottosuolo.
Al di là del vetro c’è un vecchio vestito di stracci.
Ride sdentato e mi guarda dritto negli occhi.
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