Il manto nero della notte copriva il bosco ai margini della città. Tutto sprofondava nell’oscurità umida e fredda, spugnosa e adesiva, adagiata sugli alberi, i rami, l’erba, la terra, le piume dei volatili notturni e i manti fulvi delle volpi. I cinghiali intenti a cercare il cibo, grufolando tra le piante spinose, le più inaccessibili agli altri, emettevano grugniti che in quel silenzio parevano ruggiti di grossi felini. La pelle, come tutto ciò che lo circondava, indossava quell’involucro d’invisibile rugiada e solo un vestito di freddo bagnato la ricopriva. Il corpo nudo e tremante, reclamava gli abiti lasciati sul confine tra il mondo che aveva conosciuto e l’ignoto, quell’ultimo lembo d’asfalto da dove si era lanciato in un tuffo orizzontale nell’acqua verde del bosco. E proprio come nel tuffo si cambia improvvisamente elemento, dall’aria all’acqua in un istante, precipitando dal vuoto al pieno liquido che tutto avvolge, in lui era dominante l’impressione di aver mutato am...
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