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Visualizzazione dei post da novembre, 2024

DEVIAZIONE (2) LA PRIMA NOTTE

Il manto nero della notte copriva il bosco ai margini della città. Tutto sprofondava nell’oscurità umida e fredda, spugnosa e adesiva, adagiata sugli alberi, i rami, l’erba, la terra, le piume dei volatili notturni e i manti fulvi delle volpi. I cinghiali intenti a cercare il cibo, grufolando tra le piante spinose, le più inaccessibili agli altri, emettevano grugniti che in quel silenzio parevano ruggiti di grossi felini. La pelle, come tutto ciò che lo circondava, indossava quell’involucro d’invisibile rugiada e solo un vestito di freddo bagnato la ricopriva. Il corpo nudo e tremante, reclamava gli abiti lasciati sul confine tra il mondo che aveva conosciuto e l’ignoto, quell’ultimo lembo d’asfalto da dove si era lanciato in un tuffo orizzontale nell’acqua verde del bosco. E proprio come nel tuffo si cambia improvvisamente elemento, dall’aria all’acqua in un istante, precipitando dal vuoto al pieno liquido che tutto avvolge, in lui era dominante l’impressione di aver mutato am...

DEVIAZIONE (1) IL BIVIO

  Era l’ora dell’orizzonte che si faceva culla, luce che declinava in un sole assonnato e sognante, come una sfera di fuoco che da cerchio abbacinante perfetto tramutava in sgonfia sagoma di pallone bucato. Avanzava con passo regolare nonostante il terreno sconnesso e si stupiva, sorpreso dal suo stupore, di quella visone d’astro morente. Quel giorno era un giorno qualsiasi e quel pomeriggio, in egual misura, era il solito granello di sabbia che cadeva accorciando la sua vita, precipitando dall’alto del tempo da vivere al basso di quello vissuto, in una clessidra implacabile come la forza di gravità che lo schiacciava alle cose terrene.    Nulla faceva presagire quel camminare ostinato e al contempo leggero, che lo conduceva fuori da tutto ciò che era terreno artificiale di cemento e plastiche e strade partorite da macchine roboanti, nauseabonde come l’odore della tristezza che emanava dalla sua epidermide sfiorita. Dure lingue d’asfalto calpestate per anni senza un...

LA FOLLA

 La folla entra la folla esce, la linea gialla è una barriera invisibile. La folla sale la folla scende, la gomma della scala meccanica scorre per sempre. La folla è ferma la folla si muove, la voce metallica cala sentenze non si sa da dove. La folla ondeggia la folla serpeggia, un pazzo urla anatemi. La folla sussulta la folla guarda nel buio, una luce e un rumore piccoli diventano grandissimi. La folla freme la folla ondeggia, la metropolitana arriva col suo stridore di ferro su ferro. La folla mi spinge la folla mi trascina, il vagone ci accoglie come una bara per i sogni. La folla si schiaccia la folla si assesta, ora sono il pezzo di un corpo fatto di cento teste. La folla si trasforma la folla si fa organismo, ora sono una cellula di un corpo unico. La folla perde l’equilibrio la folla si appiglia, la frenata improvvisa mi scuote dal torpore dell’incastro. La folla si srotola la folla si smonta, le porte si aprono e pezzi di umani scendono alla fermata. ...

L'INDIFFERENZA DEL LAGO

La bellezza delle nuvole all'imbrunire, il sole illumina di una fioca luce l'orizzonte a salutare il giorno, la luna appare discreta in attesa di splendere con l'avanzare della notte, il lago immutabile accoglie da sempre il ciclo della natura così fermo e indifferente alle miserabili vicende umane. Copyright © scritto e fotografato da martinedenbg

LE GUERRE DEGLI ALTRI

 Prova a immaginare di essere nato nel posto giusto e al momento giusto della storia, e in effetti è proprio così.  In un giorno di festa il bel suono felice delle forchette sui piatti, la tavola apparecchiata con amore e il vapore profumato del cibo che si diffonde nella stanza. Il caldo abbraccio delle persone che ami sedute accanto a te, sorridenti, bellissime di giovinezza e radiose di vecchiaia.  I tuoi genitori che hai imparato a perdonare e i figli, piccoli maestri di felicità, con le gambe dondolanti che non toccano ancora il pavimento.  Tu, ora, nell'età di mezzo, dove non sei vecchio né giovane: un ponte tra chi hai e ti ha generato dove passano tutti i ricordi, come piccoli viandanti in fila per passare sulla valle dei rimpianti.  Sei lì seduto a mangiare e guardi le tue radici dai capelli bianchi, perso nel passato. Poi, spostando lo sguardo di qualche centimetro, osservi i frutti della tua passione, smarrito nel futuro dell'imprevedibile.  Sei ...

GENERAZIONI

 

IL BORGO

 

IL FASCINO DEL LAGO

 

RITRATTO

 

LUCE SU SCALA MOBILE