Il suolo del sentiero che lo portava dalla sua dimora sotterranea nel fitto del bosco era un tappeto autunnale di foglie cadute miste a terra e pozze d’acqua, così che la pianta dei piedi affondava ad ogni passo in un’umida orma fangosa. L’incedere su quel terreno, innaturale rispetto alle abituali distese di asfalto, ma perfettamente normale in un ambiente incontaminato era ancora goffo e instabile. Il fatto di dover di nuovo imparare a camminare, e poi a correre, aggiungeva senso alla rinascita che stava affrontando. Pensava proprio a questo mentre sgraziato cercava di mantenere l’equilibrio su quella morbida ma infida superficie. La palingenesi del sé era totalizzante. Vivere nudi, dormire il giorno e stare svegli di notte, procacciarsi l’acqua da pozze putride, cercare di sopravvivere come un animale abbandonato in un ambiente sconosciuto, erano prove di puro istinto di sopravvivenza e tutto quello che era stato prima, tutte le abilità apprese nel corso della sua vita si rive...
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